Gran Canaria 2022

Partiamo dal fatto che ho scelto Gran Canaria per caso. Stavo infatti valutando i traghetti per la Sardegna quando, in pochi minuti, ho acquistato un biglietto aereo per Gran Canaria. Sono già stato a Lanzarote e a Tenerife, ma qui mai.

Solita procedure degli ultimi anni, dopo il volo prenoto un appartamento, un’auto e una bici. Si parte.

Dunas de Maspalomas e dintorni

Le foto di queste dune credo siano le prime immagini che appaiono quando si fa una ricerca su quest’isola e, anche se sono solito evitare le zone più turistiche, ho scelto un piccolo appartamento in prossimità delle dune, dove per prossimità interno una quindicina di metri. 

Sembra proprio di trovarsi nel deserto, ma in miniatura, ci sono anche i cammelli. Le dune sono un’area protetta e sono recintate, ci sono vari sentieri per percorrerle e per accedere alla spiaggia e all’oceano. Ma secondo voi vengono rispettate? Neanche per caso, ogni giorno, sia che passeggi sul lungomare, che vada in spiaggia o che mi goda semplicemente il tramonto sul mare c’è sempre qualche comitiva di persone di tutte le età che ci passeggiano sopra, in cerca della foto perfetta, me lo aspettavo, sorgono nella parte più visitata e affollata e sono facili da raggiungere. Tralasciando questo, è una parte dell’isola che merita una visita, se non si vogliono percorrere i sentieri, sono comunque ben visibili e godibili da tutta la camminata che le costeggia.

Lascio per ultimo il Faro di Maspalomas, con la sua struttura classica e i suoi 56 metri. Molto bello, ma lo sarebbe stato di più in un altro contesto, e non quello attuale, circondato da hotel di lusso.

Playa Taurito e il sud

Playa Taurito è stata la destinazione del mio primo giro in bici a Gran Canaria, come faccio sempre cercavo un percorso non estremamente difficile ma con qualche saliscendi per prendere confidenza con il mezzo a noleggio. Non potevo fare scelta migliore visto che la strada per arrivarci segue il profilo della costa ed è un continuo di brevi salite mai troppo dure e discese poco impegnative, su un asfalto ottimo. L’ideale per godersi il paesaggio di sotto, che vede le rocce lanciarsi nel tranquillo oceano sottostante. Ogni tanto si nota la scritta “barranco” seguita da un nome, mi torna in mente il nord del Messico e i suoi canyon. In questa zona sono poco profondi ma sono un bello spettacolo. 

Giunto poi a destinazione, a Playa Taurito, mi fermo per pochi minuti, non mi ispira granché. Si certo è una bella spiaggia, ma sormontata da una quantità folle di enormi strutture ricettive, in maniera sproporzionata rispetto alle dimensioni della spiaggia. Ah, c’è anche un piccolo parco acquatico.

Fataga, Roque Nublo e Pico de las Nieves

Sono tre delle destinazioni naturali che volevo e dovevo per forza visitare affascinato da tutto il materiale foto e video che si trova sul web. Poi da lì a come abbia deciso di concentrare tutte e tre in un unico giro in bici, questo solo gli angoli remoti del mio cervello lo sanno.

A Fataga ci si arriva molto facilmente dal mio appartamento al sud, una bella salita che, prima di giungere a destinazione regala un punto di osservazione che solo quello vale il viaggio (o, come nel mio caso, la fatica). Qui il canyon è vasto e profondo e regala quella vista tipica che pensiamo quando ci riferiamo ad altri pianeti, spero che le foto qui sotto rendano giustizia.

Fataga è una piccola cittadina, con le sue mille o forse meno palme, sosta ideale prima di riprendere verso il centro dell’isola.

A Roque Nublo decido di fermarmi al ritorno perché ormai avevo preso il mio ritmo “da Alpi” e sono andato diretto fino al Pico de las Nieves, la prima seconda vetta più alta di Gran Canaria con i suoi 1949mslm.

Arrivo su e trovo lo spiazzale dal quale si apre una vista spettacolare su gran parte dell’isola, compreso il monumento naturale di origine vulcanica Roque che Nublo, dove mi fermo al ritorno per godere dei suoi 80 metri di altezza.

Tornerò a casa con gli occhi pieni di meravigliose immagini e le gambe piene di dolori, non tanto per i 100km ma per i 2500 metri di dislivello positivo con temperatura costante prossima ai 30°C. 

Arinaga, il faro e il vento.

In questa cittadina, col suo nome che mi fa pensare al Giappone, sulla costa est e a pochi chilometri dall’aeroporto ci sono stato ben due volte. La prima è stata in bici, trattandosi di una destinazione vicina e, almeno sulla carta facile, l’ho scelta per far girare le gambe il giorno dopo la conquista di Pico de las Nieves. Ma non avevo considerato il vento, certo le numerosissime pale eoliche potevano darmi un avviso, ma io ovviamente l’ho ignorato. Tralasciando questo il piccolo faro di Arinaga è il mio preferito dell’isola. Classico, bianco e rosso, e su un piccolo promontorio sferzato dal vento e con le onde che sbattono sulla scogliera sottostante. Insomma, il mio immaginario di faro.

La seconda visita è stata poco fa, poco prima di venire qui in aeroporto, dove sto scrivendo queste righe.

Oltre al faro ho apprezzato il vecchio molo e la passeggiata che costeggia il mare. Non aspettatevi certo le immense spiagge di sabbia del sud, qui sono piccole, di sabbia scura tendente al nero e piene di pietre, ma l’atmosfera rilassata mi ha convinto. Nonostante il vento ovvio. Infine un giretto presso quei buchi, gli hornos, che si vedono anche dalle mappe satellitari e un volo col drone sulle vicine saline, visto che essendo domenica erano chiuse e non visitabili.

Las Palmas de Gran Canaria

Prima di raggiungere la capitale ho sostato a Melenara, per fare un giro in spiaggia e osservare la scultura di Nettuno che sembra proprio uscire dall’acqua, che in quel momento era stranamente calma, altrimenti sarebbe stato ancora più epico.

Altra sosta obbligata, sempre sulla costa est, poco più a nord è El Bufadero de la Garita, anche questo facilissimo da raggiungere. Si tratta di un vero e proprio buco negli scogli, con altri due più piccoli vicini, che ad intervallo più o meno regolare sbuffa su acqua di mare. Dal parcheggio sono proprio pochi passi, la vista meravigliosa e la potenza palpabile ma, se avete un drone come il sottoscritto, vale la pena vederlo da un’altra prospettiva.

Veniamo ora alla città più grande di Gran Canaria, Las Palmas. Sarò come sempre molto sincero. Mi sono limitato a visitare il quartiere antico de La Vegueta, il primo insediamento colone dell’Atlantico. Ho schivato il mercato per incamminarmi nei vicoli che portano alla Casa Colon, quella di Cristoforo Colombo, per arrivare alla imponente Cattedrale di Santa Ana e da lì sono fuggito su un promontorio che affaccia proprio sopra la città e da modo di vederla bene, compresa la zona del porto.

Caldera de Bandama

Questo è un altro di quelli spettacoli naturali che merita una visita. In auto si raggiunge abbastanza facilmente e, già dalla strada si inizia a intravedere quello che poi si gusterà a pieno una volta in cima. Questo enormr “buco” con diametro di circa un chilometro e profondità di poco superiore ai duecento metri è il frutto di un’enorme esplosione vulcanica. 

Non contento sono voluto tornarci in bici, è una salita che merita una giro ma non fatevi ingannare, risulta abbastanza facile fatta eccezione per un paio di rampe  di cui vi parlerò nel dettaglio nell’articoletto dedicato.

Teror

Una perla di comune “collinare” che mi ha stupito. Ci sono arrivato comodamente in auto da Las Palmas, l’ho abbandonata in uno dei parcheggi sterrati che si incontrato appena si arriva e poi ho proseguito a piedi. Si certo, c’è la Basilica della Virgen del Pino, patrona dell’isola e sicuramente monumento più importante, ma io sono rimasto stupito, passeggiando per le sue stradine, dai particolari balconcini in legno sporgenti, che mi hanno fatto viaggiare indietro nel tempo. Belli davvero! Prima di ripartire pata asada in uno dei baretti tipici.

Agaete e l’ovest

Solitamente quando si fa un’escursione di una decina di chilometri a piedi, tra le dune, il pomeriggio lo si passa poi a riposare in spiaggia o sul divano. Ma quel giorno no, c’erano le nuvole e così, a metà pomeriggio son salito su quella carretta di Renault Capture e mi sono diretto a ovest.

Fino a Mogan la solita strada a metà tra le nostre autostrade e tangenziali, poi da lì inizia il bello, anzi, inizierebbe il bello con una buona auto, una moto o una bicicletta. Sì perché quella sequenza interminabile di curve e saliscendi che portano fino al Mirador de Balcon sarebbero stati emozionanti, ma non a bordo di quel catorcio francese dell’autonoleggio. 

Una volta arrivato a destinazione, nonostante il tempo fosse ancora nuvolo, dal mirador, questo balconcino con i limiti in vetro, si gode di una vista spettacolare sulle scogliere a strapiombo sul mare e poi su una cittadina, poco più a nord.

Terminata la contemplazione rigiro l’auto ma anziché ripercorrere la stessa strada proseguo verso nord per altri chilometri di curve fino a giungere alla città che vedevo dal Balcon, si tratta di Agaete.

Meta inaspettata e per quanto mi riguarda, una piacevolissima sorpresa. Ho passeggiato nel tardo pomeriggio nella zona del porto, con i suoi basso edifici bianchi e blu e con quella roccia nera, imponente, che sembra sia cresciuta apposta per proteggere le imbarcazioni.

Per tornare verso Maspalomas e il sud ho proseguito e chiuso il giro in senso orario di tutta l’isola, meno di 200km eh, niente di esagerato.

Ayagaures 

Poco a nord rispetto a Maspalomas si trova questo altro barranco e, con una piccola deviazione, si arriva alla diga. Qui ho provato ancora di più la bellezza del passare dall’oceano, al centro abitato, al totale deserto in pochissimi chilometri.

Gauyadeque

Come ultimo giro non potevo farmi mancare questo barranco, per il quale vi rimando al capitoletto dedicato nell’articolo Gran Canaria Cycling. La vista una volta arrivati al termine della strada asfaltata è un riassunto di quello che ho osservato salendo.

Se desiderate scoprire qualcosa in più sui giri che ho fatto in bici, vi lascio QUI il collegamento all’articolo dedicato.

video Qui!