122 GIORNI A CASA

122 GIORNI A CASA non è il titolo dell’ultimo libro che ho letto e neppure di un film apocalittico che sta per uscire al cinema, si tratta semplicemente di quello che mi è successo tre anni fa, nel 2017

Mettetevi comodi, perché sto per raccontarvi del peggiore anno della mia vita (e mentre sto scrivendo mi viene in mente Homer Simpson e il suo famoso “il giorno peggiore della tua vita … finora”).

In quell’anno ho avuto inizialmente grossi problemi all’intestino causati dal Morbo di Crohn, una frattura a causa di un incidente e, poco dopo, di nuovo problemi all’intestino. Non sono stati 122 giorni di seguito, anche perché nello stesso anno ho subito tre ricoveri, di cui due d’urgenza, e numerosi esami e visite di controllo. Quando invece ero a casa la mia area di azione era limitata alla camera da letto e al bagno, sia per la difficoltà a muovermi che per la debolezza dovuta alla grande perdita di peso (da 57 a 47kg). 

In una situazione come questa hai tempo per fare molte cose ma ne puoi fare ben poche. Si certo c’è la televisione, le serie tv e la connessione ad internet ma quando questo diventa la quasi totalità della tua giornata ti annoi in fretta. Per fortuna ci sono i libri ed io amo leggere, ma dedico sempre poco tempo alla lettura e lo faccio quasi sempre di sera, poco prima di andare a dormire. Questa è l’occasione per leggere in orari diversi della giornata, con la mente più fresca e lucida. Riscopro il piacere di dedicare più tempo ad ogni pagina, senza correre, senza fretta. Ai soliti libri di viaggio e di avventura, aggiunto anche altri generi come testi tecnici sull’orologeria e sui motori e su tanti e diversi altri argomenti.

Sempre il tempo, da avversario diventa alleato. Inizio a pensare e a ragionare, parliamoci chiaro, non intendo chissà quali ragionamenti sulla fisica teorica, ma cose più semplici come progetti futuri, cose che potrei fare in questa situazione e una volta che sarà passata. Quando tra questi pensieri ce n’è qualcuno che sembra brillare rispetto agli altri me lo annoto, sulla Moleskine o sull’app Note dell’iPhone, per non perderlo e per tornarci più avanti. 

Non dimentichiamo poi che c’è la musica, componente fondamentale nella vita di tutti ma a cui mi accorgo che dedico sempre meno tempo, questa è un’occasione per dedicare più tempo ad ascoltare i miei artisti preferiti e per scoprirne di nuovi.

Tutto questo tempo, questi terribili 122 giorni, mi aiutano a riscoprire passioni accantonate e risvegliano la mia creatività. Ho deciso di modificare la grafica di questo blog, di riguardare con calma le foto dei vecchi viaggi e addirittura di preparare i testi per creare in seguito i contenuti per ben due canali YouTube.

In questa lunga parentesi della mia vita ho ricevuto le visite solo dei miei genitori e di un paio di amici in qualche rara occasione, qualche messaggio, niente di più. 

Come ho vissuto tutto questo?

Come un allenamento, un lungo, intenso e faticoso allenamento. No, non per andare più forte in bici, ero bloccato in un letto e avevo difficoltà a reggermi in piedi, figuriamoci provare a salire sulla bici per fare i rulli. Un allenamento mirato a sopportare solitudine e silenzio, ad abituarmi alla compagnia di me stesso. Lo ammetto, aver passato sei mesi in viaggio da solo tra il 2010 e il 2011 era già una buona base, ma in viaggio è diverso, conosci un sacco di persone e vedi un sacco di posti, i momenti in cui sei davvero solo con te stesso sono quelli che ti ritagli magari per un tramonto o quelli nei lunghi spostamenti notturni in autobus.

Ora, saliamo sulle nostre DeLorean e torniamo al presente, marzo 2020. Sono passati ormai tre anni. Gli esami che ho fatto a febbraio e la visita medica di marzo hanno confermato che sto meglio, direi quasi bene. Ho ricominciato a uscire in bici con più frequenza e a passare un po’ più di tempo all’aria aperta. Perché ho voluto condividere con voi queste parole? Non si tratta dell’introduzione al mio prossimo libro, tranquilli, l’ho fatto perché mi trovo a casa, ho del tempo.

Qualche giorno fa a lavoro mi hanno comunicato che per ragioni precauzionali il negozio sarebbe rimasto chiuso fino a data da destinarsi. Ho messo il casco in testa, preso la Vespa e sono rientrato con calma verso casa. In serata ho acceso la televisione e sono stato investito da una marea di notizie riguardanti l’emergenza COVID-19, meglio conosciuto come coronavirus. Il governo ha emanato un decreto che prevede alcuni provvedimenti tra i quali la richiesta ai cittadini di stare a casa e di uscire solo ed esclusivamente per andare al lavoro (per quelle attività che sono aperte) o per ragioni di salute o per altre necessità, quali, per esempio, l’acquisto di beni indispensabili. Sento i miei genitori, ci aggiorniamo sulla situazione, modifico i miei turni e impegni sull’agenda e vado a dormire.

Passo qualche giorno con la mia solita routine composta da colazione, radio, breve allenamento (sui rulli), doccia, pranzo, lettura, scrittura, musica, videogiochi, serie tv, cena, insomma tutto quello che faccio di solito ma al netto delle ore quotidiane dedicate al lavoro. 

Dai social e dalla televisione arrivano, oltre agli aggiornamenti sulla diffusione dell’epidemia, anche un sacco di testimonianze di persone disperate per aver perso la propria libertà e di tante frasi struggenti riguardo il ce la faremo o torneremo liberi a fare le cose che amiamo. Proprio queste dichiarazioni mi convincono a scrivere le righe che state leggendo.

Il governo non ci sta chiedendo di razionare acqua e cibo, limitare i consumi di energia elettrica, di andare a combattere contro una razza aliena o di compiere attività fuori dal normale, ci sta chiedendo semplicemente di non uscire di casa. Questa limitazione, insieme ad altri accorgimenti, sono volti ad evitare che la situazione, già grave, peggiori ulteriormente.

Come sto reagendo io, che finalmente sto meglio e posso tornare a uscire in bici, ad andare in montagna, a viaggiare, a fare un giro in Vespa e a godere di tutte quelle attività all’aria aperta di cui mi sono privato in questi ultimi tre anni?

Semplicemente stando a casa e aspettando che tutto questo passi. Tra due settimane, un mese, tre mesi, un anno.

Credete che preferisca sudare come un dannato con la bici sui rulli al pedalare sulle strade delle mie amate colline? Siete convinti che sia felice nel guardare video su youtube invece di comprare il biglietto aereo per il mio prossimo viaggio? Certo che no, ma in questo periodo non si può e io mi adeguo, punto.

Perdonatemi i toni, ma è così difficile stare a casa? Quando la massima aspirazione di molti è la passeggiata al centro commerciale o l’aperitivo in centro a sfoggiare un raccapricciante Daniel Wellington al polso? Quando il viaggio più emozionante consiste in un pacchetto preconfezionato in qualche all inclusive? Sia chiaro, nonostante i miei toni non ho niente in contrario con chi ha queste abitudini ma sono fermamente convinto che rinunciarvi per qualche settimana non sia un dramma.

Parlando di sport invece ci sono poi tutti i vari fenomeni, quelli che “fatta la legge, trovato l’inganno” che continuano a uscire in bicicletta e ad andare a correre, tanto loro sono da soli, non contagiano nessuno e non si fanno contagiare. Questi fenomeni non capiscono che qualora avessero anche il minimo problema, un lieve infortunio o una caduta o un incidente andrebbero a pesare sugli ospedali, sul sistema sanitario che in questo periodo è già al collasso. Quindi non state a dirmi che vi allenate sulle strade dietro casa che conoscete benissimo o nel bosco dove non c’è nessuno. Se i professionisti, quelli che sono pagati per fare sport, si stanno allenando in casa, che permesso avete voi, che al massimo aspirate ad arrivare merdesimi alla GranFondo della Salsa o alla Mezza Maratona del Pescivendolo?

Cambiando argomento, prendo spunto da una conversazione ascoltata qualche giorno fa alla radio, nella quale Cattelan raccomandava che va bene informarsi ma che non bisogna esagerare. Mi trovo totalmente d’accordo. È giusto conoscere come si sta evolvendo la situazione, ma non bisogna farsi prendere dalla follia di conoscere ogni ora i numeri, sennò si esce di testa.

Infine, ben vengano le videochiamate di gruppo con amici, parenti, colleghi sia che si tratti di lavoro o anche solo per condividere l’aperitivo; le dirette Instagram (magari fatele fare a musicisti ed artisti o alle Cimi) e tutte queste trovate per sentirsi meno soli, ma non esagerate dai. 

Quasi dimenticavo i flash mob, va bene una volta, è originale e simpatico, ma basta quella dai, già il secondo giorno è banale, il terzo fastidioso e via dicendo.

Se siete arrivati fino a qui, vi lascio una lista di alcune attività che potete fare a casa:

Guardate o riguardate un film o una serie tv. Leggete o rileggete un libro o un fumetto. Scrivete. Ascoltate la radio o la vostra musica preferita. Dedicate più tempo a cucinare, sperimentando nuove ricette o procedimenti diversi per le solite ricette. Mangiate con più calma, lentamente, senza fretta perché dopo non dovete correre a lavoro. Disegnate o dipingete. Scrivete una canzone o cantate (non sul balcone per favore, fatelo in casa vostra). Fate pratica con uno strumento musicale se lo avete. Se vivete con qualcuno conversate o interagite in altri modi. Studiate, qualsiasi cosa, qualsiasi argomento. A seconda di quale sia il vostro lavoro, tenetevi aggiornati e allenati, pronti per quando ricomincerete. Giocate ai videogiochi o riprendete quelli che avete accantonato. Fate tutti quei lavori in casa, quelli che rimandate da una vita. Allenatevi, ci sono tantissime possibilità di allenamento in casa, per tutti i livelli e che non hanno bisogno di attrezzatura. Pensate e organizzate quello che potrebbe essere il vostro prossimo viaggio. Curate le piante che avete in casa. Giocate con i vostri figli, fratelli, sorelle, animali. Ragionate sulla vostra situazione attuale e, se necessario, pensate a cosa potreste fare per evolverla o migliorarla. Scrivete un messaggio a chi non sentite da molto tempo. Riprendete quelle foto e quei video dell’ultimo viaggio che non avete ancora avuto modo di sistemare. Smettete di lamentarvi e iniziate a pensare che siete a casa e in salute, non in ospedale. Recuperate tutte quelle ore di sonno o di relax sul divano di cui ogni giorno sentivate la mancanza. Apritevi un blog e scrivete degli articoli, come questo ad esempio 😬.