Un piccolo grande traguardo

Settemila. 7000 è solo un numero composto da quattro cifre. Un numero che rappresenta i chilometri dei giri in bici fatti durante l’anno appena passato, il 2021. Non è un numero alto, ho amici e conoscenti che ne fanno anche il doppio, ma non è neanche basso.
Un anno fa non avevo posto alcun obiettivo a riguardo vista l’imprevedibilità della malattia, mi è venuto in mente un mese e mezzo fa, a ottobre, a Mallorca. Avevo appena superato i 5000km nel clima tiepido dell’isola quando mi son detto “quasi quasi provo ad arrivare a 7000”, così, non seimila ma settemila, senza darci troppo peso e soprattutto senza pensare al clima che mi avrebbe accolto al ritorno a Torino. Eppure, giro dopo giro, quasi sempre da solo, a volte in compagnia, con la bici da corsa o con quella gravel, sono arrivato a quel numero.
Ah, giusto, ho fatto anche qualche chilometro sui rulli, ma pochi. No, non ho l’abitudine di tracciare con il gps ogni utilizzo della bici, quei 7000km sono solo le uscite a scopo ricreativo, non eventuali commissioni o tragitti con la bici di tutti i giorni. Se arrivati a questo punto della lettura vi state chiedendo se per il 2022 ho intenzione di pormi un obiettivo, vi rispondo subito con un no, anche per il prossimo anno non mi pongo obiettivi.

Ho avuto la fortuna di pedalare in alta montagna, in riva al mare, in collina e beh, certo, anche in città ed in pianura. Con il sole, le nuvole, il vento, la pioggia e la neve, perché? perché la bici è una delle mie passioni più grandi. Mi permette di scoprire posti nuovi ed esplorare in modo  diverso posti che già conosco ma non solo. Quelle ore che dedico alla bici, soprattutto quelle in salita, meglio se una lunga salita, mi aiutano a distaccarmi dalle scocciature e dai malumori della quotidianità. Ma questo chi va in bici credo che lo sappia già e chi non ci va, dovrebbe provare.

Vorrei anche raccontarvi di come, una persona come me, che da oltre vent’anni convive con una invalidante malattia autoimmune, abbia sostenuto una tale fatica. Alcuni dicono che bisogna sempre ascoltare il proprio corpo, riconoscere i propri limiti e agire di conseguenza. Poi ci sono invece quelli convinti che la testa possa portarti ad andare oltre quello che il tuo corpo pensi possa sostenere. Nel mio caso, come nella maggior parte delle situazioni, la soluzione sta nel mezzo, anzi, un po’ più spostata dalla parte del corpo. Mi spiego meglio, sono il primo a sostenere che quando la testa gira bene, sei motivato e magari di buon umore tutto il resto si adegua. Questo lo noto quando riesco a portar a termine un giro che va oltre (in termini di distanza e dislivello positivo) rispetto al solito ma, c’è un MA, c’è sempre un ma, che nel mio caso si chiama morbo di crohn. Sono in remissione da poco più di un anno che per i non addetti ai lavori vuol dire che sto bene e conduco una vita quasi del tutto normale (quasi perché continuo ad assumere una gran quantità di farmaci), è vero, ma qualche volta bisogna ricordarsi di dar retta ai segnali che arrivano dall’intestino e adeguare la propria giornata. Probabilmente lo avevo già scritto o ne avevo già parlato in qualche video su Youtube, fare una cosa che mi piace, in questo caso uscire in bicicletta, mi aiuta a stare meglio, anche fisicamente.

Tutta questa pappardella per comunicarvi cosa? No tranquilli, non intendo spingere nessuno a nuotare, pedalare e correre, per quello ci pensa Aldo Rock. Mi piacerebbe, attraverso l’esperienza che vi ho descritto, spronare anche una sola persona a fare una cosa ovvia, una cosa che ci piace fare e che, vi assicuro, ci fa stare bene. Non serve porsi un obiettivo o scalare una montagna epica in bici, basta ritagliarsi del tempo per fare quell’attività.