California 2010

Ottobre, novembre 2010 – estratto da “Destination South”

Venice, California

Il volo aereo è stato un mix tra sonno spontaneo e brevi e piacevoli chiacchierate con Kika, di Milano, anche lei all’inizio di un’avventura oltreoceano.

Meno di un’oretta tra bus e cammino per arrivare da LAX alla cittadina sull’oceano in cui l’anno scorso parlando con Andre era nato un primo spunto sullo ‘star via a lungo da Torino’. (Ci sarebbe dovuto essere anche lui, qui).

Ci metto pochissimo ad abituarmi al clima caldo che mi fa subito dimenticare le fredde pedalate degli ultimi giorni torinesi.

L’ostello è pulito ed in posizione comoda e mi trovo bene, grazie anche ai validi compagni di stanza (attualmente due sono dispersi dopo la nottata del venerdì), unica pecca, inspiegabile il fatto che il wifi non sia gratuito, ci si arrangia aggrappandosi ad altre reti.

Passeggiate sull’Ocean frontwalk, spuntini sulla spiaggia lontano dagli sguardi famelici dei gabbiani e qualche birra qua e la, ancora passeggiate nell’interno, senza meta, osservando casette, vicoli e persone.  Un bagno nel gelido oceano verso sera per festeggiare la partenza di Danno; poi l’ultimo giorno, a sorpresa, i concerti gratuiti delle band della Westside Metal Alliance nei pressi della zona ‘muscle’ del frontwalk.

Ogni giorno, verso le 18 lo spettacolo puntuale del tramonto, a volte in spiaggia a volte nella skate plaza, li a pochi metri, a guardare girare i locals.

Nel frattempo sto valutando se effettivamente convenga o meno comprare una tavola da surf; il punto è che usate se ne trovano in buone condizioni e a prezzi ottimi, però c’è da considerare che viaggio in bus e a piedi e non è comoda da trasportare come uno skate.

thanks to: Mike, Danno, Louie & Jonno, Marta e Ci, CandyGirl, JodyPartyMan, Omar.

 

 

La Jolla, California

Un’escursione di una giornata dalla mia base a OB verso il nord, spinto dai consigli di Giacomo sugli spot più che dal ricordo della breve sosta dell’anno scorso.

L’idea era di scendere nei pressi del Cove e camminare a piedi verso nord, oltre La Jolla shores, invece son sceso qualche fermata dopo e mi son trovato già più a nord e quindi ho fatto il percorso inverso.

Camminando sulla spiaggia dov era possibile e addentrandomi un po’ tra le stradine quando non lo era, stando quindi alla larga dai vari caffè e dalle gallerie d’arte del piccolo centro.

L’interno è costellato di villette e piccole case ben curate in ogni particolare, alcune disposte sulla collina altre abbarbicate sulla scogliera a strapiombo sull’oceano; l’impressione che qui il tenore di vita sia più alto rispetto alle altre cittadine nei paraggi viene confermata anche dalla presenza, in pochi metri, dei rivenditori ufficiali Lamborghini, Rolls e Bentley di San Diego.

Dopo un pranzo leggero a base di sola frutta consumato sulla spiaggia riprendo la marcia, restando sempre lungo il mare e preferendo il percorso pedonale sterrato alle strade dell’interno. Giungo così al Cove e poco dopo a Shell beach. Osservo un po’ le onde, più alte e potenti che a OB e mi concedo una pausa in un’altra spiaggia dove invece è lo skimboard a farla da padrone.

Arriva il tramonto ed è uno spettacolo! tanto che decido di gustarmelo da vari posti, proseguendo il mio cammino verso la Jolla Blvd dove mi aspettava poi il bus per il ritorno. 

Come per l’andata si passa attraverso Pacific Beach e fino alla fermata di Old Town, dove si cambia per giungere poi verso orario di cena ad OB.

 

 

San Diego e dintorni, California

Dalla comoda base a Ocean Beach per arrivare a San Diego ci vogliono circa una ventina di minuti in autobus e poco meno in auto. Grazie a Fatima, io, GIacomo, Marco e Switch (Joil) a bordo della toyota noleggiata da quest ultimo, facciamo un giro passando per il porto, fino a Coronado, un occhiata qua e la tra le ville e poi di ritorno in downtown per una visita allo skatepark di Washington street; costruito sotto un ponte appare in parecchi video di skate. L’importanza di conoscere una persona del luogo viene fuori nel pomeriggio, quando salendo su per delle strade collinari arriviamo al Soledad Mount Park, dal quale si gode una vista panoramica su La Jolla Shores da una parte e su tutta San Diego dall’altra. Qualche foto dall’alto, un po’ di cazzeggio e si torna giù percorrendo le stradine costellate di ville di La Jolla.

In un pomeriggio di ozio con Giacomo e Marco decidiamo invece di visitare la Fashion Valley, si cambia bus come sempre ad Old Town e si arriva in questa specie di centro commerciale all’aperto. Visita all’Apple Store come di rito ed un’occhiata anche al Microsoft Store poco più avanti (non sapevo neppure che esistessero!?), sulla strada del ritorno il cielo nuvolo regala un paio di gocce d’acqua ma niente di più.

Nuovamente in dowtown con Giacomo e le 3 ragazze svizzere per una tattoo convention al Civic Center, sulla C street, con il fedele autobus 923. Ci raggiunge anche Rafaela. Viste le ridotte dimensioni dell’aerea espositiva e dei partecipanti veniamo a sapere che si tratta di una semplice expo dedicata ai tatuatori locali e non è quindi il delirio internazionale che ci aspettavamo. Tra uno sguardo alle foto, un altro alle pin up passano in fretta le ore a disposizione.

Come già avevo notato l’anno scorso, San Diego resta la città in California che ritengo più adatta per un eventuale trasferimento, la preferisco sia a L.A. che a San Francisco, ma di gran lunga!

Oltre ad essere molto vivibile anche la gente è più cordiale, senza contare la disponibilità degli autisti degli autobus.

 

 

Ocean Beach, California

Anche se non sono riuscito a prenotare arrivo all’OBI, Albergo del 1900, riadattato ad ostello nel 1995, un po’ di regole ed orari vari da seguire e sistemazione in camerata da sei ‘cuccette’. Arrivando il lunedì c’è a disposizione la cena gratuita, stanco per la giornata e curioso mi dirigo nel patio posteriore dove scopro che la cena è composta da due scaldavivande uno contenete degli spaghetti quasi scotti ed un altro un sugo che sembra più una salsa da panino; me ne faccio un piatto e mezzo e vado nel letto a riposare.

Il mattino dopo scelgo di mettere la sveglia per provare se la colazione inclusa vale la pena di essere considerata tale o se è una porcata come la cena del giorno prima. Per fortuna mi va bene! Piccoli pancakes a volontà, pane tostato, uova, sciroppi vari, tea e caffè e altro, non male per iniziare la giornata, peccato sia disponibile solo dalle 8 alle 9 (furbacchioni!). 

Girando un po’ per le stradine di cui è composto questo sobborgo di San Diego, si respira un’aria molto rilassata, c’è molta meno confusione che a Venice, ma anche qui più o meno le attività sono quelle: tatuatori, surf shop, ristorantini e fast food di ogni genere e vari skater e longboarder.

Per caso finisco prima in un’area protetta lungo il San Diego River dove vari cartelli illustrano le dune ed i vari tipi di piante per finire poi nel Robb Field Skate Park, molto più grande della Skate Plaza di Venice. Anche qui ho l’impressione che, nonostante il buon livello di chi gira, l’ambiente sia più semplice e meno appariscente.

Le temperature sono sempre vicine ai 30°C ed in spiaggia si sta bene, lo spot non è un granché, nonostante l’arrivo di una mareggiata le onde fanno quasi sempre closeout ed anche qui l’acqua è piuttosto fredda.

Il mercoledì è molto caratteristico il ‘Farmer Market’, proprio qui sulla Newport Ave, giungono un po’ da ovunque con i loro pick-up e camioncini agricoltori e venditori di frutti e verdure di vario genere; la sera un falò sulla spiaggia in compagnia degli altri residenti in ostello, a guardare le grosse onde portate dalla mareggiata; a quanto dicono i locali è una cosa che si verifica eccezionalmente.

Il tempo si guasta un po’ nel fine settimana ma decido comunque che farò qualche giorno in più qui, mi trovo bene sia nella cittadina che nell’ostello e avrò un po’ più di tempo per prepararmi al Messico.

Resta comunque il fatto che tra una nottata al Portugalia, i tornei di Beer Pong ed altre bevute varie, non sto mai andando a dormire ad un orario decente; nonostante sia inverno e quindi bassa stagione c’è comunque un bel quantitativo di persone, che credo diventi poi più numeroso e forse addirittura eccessivo durante l’estate.

Con Giacomo nel frattempo ho dato un’occhiata ad un po’ di tavole usate e mi son fatto più o meno un’idea di cosa fa al caso mio, ad Ensenada farò il mio acquisto credo!

L’arrivo di un altro italiano, Marco, completa il trio ed intensifica le birre quotidiane, che crescono esponenzialmente quando tutti e tre finiamo poi in camera con i due brasiliani Carlos e Dalmir e con il bostoniano Nick, sostituito poi dal giovane neozelandese Jared.

La cittadina di Ocean Beach cambia notevolmente nei week end, in cui arrivano un sacco di persone per fare festa.

In una delle serate conosco Mari, che vive qui ad Ocean Beach che ha la brillante idea di fare un bagno notturno nel Pacifico; con Giacomo, Dalmir, Marea e Isabel veniamo condotti in una insenatura ad un paio di isolati dall’ostello, sul finale della St. Cruz, inutile dire quanto fosse ghiacciata l’acqua ed anche la corrente non era da poco.

Grazie a Mari passo un paio di giornate con soli americani, parlando ed ascoltando solo inglese ed ovviamente facendo la rockstar, come mio solito. L’ultimo sabato finiamo in una piccola abitazione poco distante in cui si stava svolgendo una festicciola a base di tante birre, musica reggae e discorsi vari. L’importanza di conoscere una persona del luogo, anche in questo caso mi fa vivere esperienze piacevoli che altrimenti non avrei vissuto.

thanks to: Giacomo, Rafaela, Marco, Carlos & the other brasilians, Mari, Nick, Jared, Marea & all the rest